La sveglia suona: sono le 7.50 . Mi alzo e, mentre cerco i miei vestiti, un particolare fuori dalla finestra attira la mia attenzione. Ci sono delle colline con delle mucche al pascolo. Al posto dei parcheggi ci sono delle rotaie con un treno a vapore in arrivo. Penso : “Oh, no! Sono tornata indietro negli anni 50!”. Ma sarebbe stato troppo tardi tornare nel 2018, erano le 8.00. Però una cosa positiva c’era: a quanti capita di svegliarsi nel 1950?!

Così ricerco i miei vestiti , ma a loro posto c’era una divisa: una gonna blu ,una maglia bianca delle calze e ballerine nere. Vicino alla divisa c’era uno cartella contenente due libri, di matematica e d’italiano, due quaderni, a righe e a quadretti, un astuccio contenente una matita, una gomma e una stilografica. Mi vesto e afferro la cartella. Uscendo di casa incontro un gruppo di ragazze che ridono e scherzano. Una di loro mi saluta, dopo un momento di paura le corsi incontro e le feci delle domande: come erano i professori; come era la vita in quegli anni… Ma prima che potesse rispondermi, raggiungemmo la scuola. Era un edificio a due piani, giallo, con un grande orologio sopra la facciata principale di un campanile, posto al centro dell’edificio. Alla prima impressione, mi sembrava un orfanotrofio, perchè aveva un cancello enorme e delle ringhiere che circondavano la scuola . Ma cosa potevo aspettarmi, siamo negli anni 50!.

L’orologio suona le 8.30. Tutti i ragazzi, in ordine, entrarono nell’edificio. E io ?! Beh, seguii l’unica ragazza che mi stava simpatica: Aurora. Una ragazza alta, con capelli lunghi marroni, raggruppati in due trecce. Entrate a scuola
percorremmo un corridoio buio e stretto. Varcammo la soglia della 1°C. Vidi la mia maestra, una ragazza alta, socievole e solare. Si chiamava signorina Biscotto. Vidi che sulla cattedra c’erano una bacchetta in legno e una boccetta d’inchiostro nero e blu con accanto una penna d’oca. I compagni di classe mi sembravano simpatici e socievoli. Ci sedemmo in ultima fila. Appena seduta, la signorina Biscotto annunciò: ” Verifica di matematica! “. La maestra, avvicinandosi al mio banco per consegnare la verifica, sembrava un po’ spaventata, e mi chiese da dove venissi . Io le risposi che se glielo avessi detto non ci avrebbe creduto. Finita la verifica la signorina Biscotto le ritirò. Dopo 20 minuti di lunga e angosciante attesa, annunciò gli esiti. La signorina Biscotto, stranita, disse che la più brava ero stata io. Avevo preso 10! Allora lei mi chiese come avessi fatto. Le risposi che, essendo venuta dal futuro (dal 2018), conoscevo molte più cose rispetto a loro, che sono del passato (1950). Dopo scuola già tutti conoscevano la mia storia. Corsi a casa e feci vedere la verifica alla mamma, che dall’emozione si mise a piangere. Dopo cena feci i compiti : ”stramegafacili”. Li finii in 10 minuti! Prima di andare a dormire mi ricordai che dovevo correggere un compito. Dopo aver afferrato il compito e l’astuccio, corsi in cucina. Mi sedetti sulla sedia accanto al camino e incomincia a correggerlo. A metà mi accorsi che l’inchiostro della stilografica era finito. Aprendola, si ruppe, spargendo tutto l’inchiostro rimanente sul compito. Impaurita corsi a letto.

Il mattino dopo mi svegliai nel 2018. La cosa strana è che, dopo la mia partenza, il tempo si era fermato. Partii il 10/04/”18 alle 7.50 e tornai il 10/04/”18 alle 7.50. Scesi dal letto e indossai I MIEI VESTITI ( che bella sensazione rimetterli), e andai a scuola. Era il giorno del tema.

Nelle tracce trovai: ”Immagina di tornare nel passato… “. Mi misi a ridere, ma la prof. non se ne accorse. Finito il tema, io e miei compagni ci confrontammo e loro non ci credettero, fino a quando la prof non lo lesse in classe.

Tornare nel passato non mi dispiacerebbe, perchè credo che le verifiche sarebbero semplici. Infatti, venendo dal 2018, le cose che saprei sarebbero molte di più. Invece, nel 1950 le cose che gli studenti sapevano erano molte meno.

DESIRE’ LUCIA NEGRI 1C

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