Quella mattina una bomba squarciò il cielo di Gorla come un urlo nero e colpì l’edificio scolastico, la mia scuola, i miei compagni, il mio amico Franco, il mio maestro. La bomba cadde proprio sul vano scala, nel momento in cui molti alunni stavano ancora facendo ressa per raggiungere il rifugio…
Queste parole sono tratte dal libro “Un urlo nero sulla scuola”, pubblicato nel 2021 (editore Ass. Multimage) e scritto da Natale Perego, e già ci fanno immaginare l’argomento trattato dal romanzo.
L’autore ci ha voluto narrare, soprattutto dal punto di vista del protagonista, un avvenimento purtroppo drammatico accaduto veramente, durante la Seconda Guerra Mondiale.
Questo potrebbe farci abbandonare subito la lettura, perché l’argomento potrebbe sembrare, oltre che drammatico (il che è vero), giustamente, un po’ pesante. In realtà non è proprio così: l’autore ce lo racconta tramite i ricordi di un personaggio inventato, che nella narrazione dovrebbe essere un testimone diretto dell’accaduto (l’autore non ha vissuto l’avvenimento in prima persona, dato che il suo anno di nascita corrisponde al 1951 e l’episodio è accaduto nel 1944), che racconta in modo incalzante le sue esperienze personali e poi il fatto principale, ovvero un bombardamento, avvenuto il 20 Ottobre 1944: una delle 170 bombe cadute quel giorno sul piccolo quartiere milanese di Gorla precipitò sulla scala della scuola elementare Francesco Crispi. Purtroppo quella bomba, letale, come tutte le bombe del resto, provocò la morte di 204 persone, tra alunni, insegnanti, bidelli…
Il racconto si apre con la narrazione di una cerimonia in memoria dei piccoli martiri di Gorla, alla quale partecipa nonno Mario, testimone diretto dell’avvenimento. Nella piazza dove essa si svolge, dove prima si trovava la scuola, è presente un tetro monumento nero.
A un certo punto della cerimonia arriva sua nipote Luisa, da Roma, che, data la sua infrenabile curiosità, continua a fare domande al nonno sul perché di questa triste celebrazione e del cupo monumento.
Quando arrivano a casa, dopo aver pranzato, il nonno racconta alla nipotina tutto ciò che si ricordava sul tragico fatto, ciò che era avvenuto l’estate dello stesso anno e gli episodi avvenuti dopo. Un nome spesso nominato nel racconto del nonno è quello di Franco Mascheroni, il suo migliore amico, che ha un ruolo essenziale, perché protagonista, insieme a Mario, della maggior parte degli episodi narrati.
Tutto questo, anche a distanza di tutti quegli anni, suscitava in nonno Mario ancora emozioni molto forti, anche perché quel triste episodio era successo quando lui era ancora un bambino di quarta elementare.
Questo libro mi è piaciuto e vi consiglio di leggerlo perché narra fatti per me interessanti e che fanno riaffiorare nella memoria le cose orribili, ma importanti, che non vanno dimenticate e che, purtroppo, sono state compiute nel passato e devono farci capire che non dovranno essere ripetute nel futuro.
Il romanzo “Un urlo nero sulla scuola” ci è stato proposto e letto la nostra professoressa di italiano, la prof. Dall’Olio, ma è stato letto anche a tutte le altre classi prime, per scopi ben precisi: oltre che per il suo fascino letterario, questo libro è stato presentato a tutte le classi prime dall’autore durante il sabato tematico delle Memorie, che si è svolto il 29 gennaio, il sabato successivo alla Giornata della Memoria, che si tiene il 27 gennaio di ogni anno.
Ci ha raccontato che questo libro per lui è stato difficile da scrivere, perché parlava di un episodio delicato, che secondo lui va ricordato, e doveva essere narrato in modo da non annoiare i ragazzi, così si è inventato la storia di un bambino per alleggerire l’argomento e anche per rendere i ragazzi più partecipi della narrazione. Secondo lui dovremmo leggere questo libro perché ci aiuta a riflettere sull’ingiustizia della guerra, e anche perché uno degli argomenti principali è un valore molto importante, ovvero quello dell’amicizia.
La mia classe, la 1^A, ha letto anche un altro libro dello stesso autore: “Il drago non mi fa paura”, che come protagonista ha un coraggioso ragazzino di nome Giorgio (paragonabile a nonno Mario quando ha vissuto quel drammatico episodio) che ha cambiato per sempre in modo positivo la vita di tre bambini accattonati, ovvero “resi schiavi” da due uomini che abitavano al suo stesso piano del palazzo in cui abitava, ma questa è un’altra storia.