Ultima tappa dell’uscita del 22 novembre scorso, con la mia classe, la 2E, è stata la visita alla Pietà Rondanini.

Si tratta di un’opera marmorea di Michelangelo Buonarroti, scolpita nel 1552-1553 e rilavorata  dal 1555 al 1564; è conservata nel castello Sforzesco a Milano.

E’ l’ultima opera dell’autore, che secondo le fonti vi lavorò fino a pochi giorni prima di morire.

Negli ultimi anni della sua vita Michelangelo si era dedicato alla scultura solo occasionalmente e per scopi quasi esclusivamente personali. In particolare, stando a quanto riportano i suoi biografi Condivi e Vasari, era desiderio dell’artista completare una Pietà da collocare sulla sua sepoltura, che in un primo momento venne pensata in Santa Maria Maggiore a Roma e, forse, in seguito ripensata a Firenze.

Nel 1652 l’opera si trovava in una bottega romana, dove venne vista da Gian Domenico Ottonelli e da Pietro da Cadorna.

Nel 1744 fu acquistata dai marchesi Rondanini, da cui il nome attuale, che la collocarono in una  biblioteca di Palazzo Rondanini a Roma in via del Corso.

Il palazzo nel 1904 fu acquistato dal conte Roberto Vimercati-Sanseverino e l’opera, rimasta nell’edificio, fu collocata su una base costituita da un’ara funeraria romana, raffigurante i coniugi Marco Antonio e Giulia Filumena Asclepiade, sopra la quale è rimasta fino al 2015. Tra la base e il gruppo marmoreo di Michelangelo non vi erano perni di posizionamento, ma solo alcune sottili lamelle di piombo poste ai lati della base per migliorare la stabilità del gruppo. Alla morte del conte, avvenuta nel 1945, la Pietà fu spostata dagli eredi in una villa romana di loro proprietà, dove era possibile visitarla.

Nel 1952 su pressione di Fernanda Wittgens fu acquistata dal Comune di Milano che la destinò alle Raccolte Civiche del Castello Sforzesco.

A mio parere la Pietà Rondanini non è la migliore opera di Michelangelo ma è comunque bellissima.           

Lorenzo Sangalli 2E

 

 

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