Il 17 maggio si celebra la giornata internazionale contro l’omofobia, la lotta con o contro la piena accoglienza della comunità LGBTQ+ è un tema sempre più attuale e ognuno di noi è spinto a prendere una posizione. Conosco molte persone che sono pro o contro, senza essere realmente informate, perciò ho deciso di fornire qualche approfondimento per chi verrà fare una scelta con completa consapevolezza.

Innanzitutto il titolo che tutti diamo a questa giornata è scorretto, o perlomeno incompleto, il titolo originale è: IDAHOBIT, acronimo di INTERNATIONAL DAY AGAINST  HOMOPHOBIA, BIPHOBIA,TRANSPHOBIA. In italiano: Giornata internazionale contro l’omofobia, la bifobia e la transfobia.

Ma tutto ciò cosa significa?

Una persona omofobica è colui o colei contro le persone omosessuali ( cioè chi ha un orientamento sessuale verso un individuo del suo stesso sesso), una persona bifobica è colui o colei con pregiudizi nei confronti delle persone bisessuali ( cioè con un orientamento sessuale  sia verso i maschi sia verso le femmine), e una persona transfobica è colui o colei contro le persone transessuali ( cioè che si ritrovano appartenenti al sesso opposto rispetto al loro sesso di nascita). Un consiglio: prima di dare un’ etichetta è importante saperne il significato.

La prima giornata internazionale contro l’omofobia si è svolta il 17 maggio 2004, per festeggiare l’anniversario dopo quattordici anni dall’eliminazione dell’omosessualità dalla lista delle malattie mentali. 

Questa è una parte dell’estratto approvato:

«Il Parlamento europeo […] ribadisce il suo invito a tutti gli Stati membri a proporre leggi che superino le discriminazioni subite da coppie dello stesso sesso e chiede alla Commissione di presentare proposte per garantire che il principio del riconoscimento reciproco sia applicato anche in questo settore al fine di garantire la libertà di circolazione per tutte le persone nell’Unione europea senza discriminazioni;»

(art 8)

Secondo me non siamo ancora riusciti a metterlo in atto interamente. Io vedo infatti che, appena si forma e si presenta un nuovo gruppo di persone diverse dalla massa, diventa di moda o andargli contro o farci parte, senza rendersi conto che per qualcuno non sarà solo un fase della vita, uno stile che poi passerà velocemente, ma una condizione duratura.

Diventando omofobi “per moda” magari si rovinano anni di vita a molte persone, solo per voler sembrare forti davanti agli amici. Forse qualcuno dall’altra parte non la vive come una fase, ma come la propria vita che si distrugge per colpa di commenti stupidi e ripetuti a pappagallo, di persona in persona, privi di senso.

In tutto ciò credo che il miglior modo per accettare una persona non sia quello di incollarle etichette addosso o di riconoscerla esclusivamente in una categoria, ma piuttosto quello di vederla nella sua interezza, come essere umano che tutti noi siamo tenuti a rispettare in tutte le sue sfumature.

Articolo 2 della dichiarazione universale dei diritti umani

“Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del paese o del territorio cui una persona appartiene, sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.”

Nella confusione di tutte le attuali informazioni sull’omofobia non consideriamo il vero significato delle leggi per i diritti umani, cioè il rispetto per una persona indipendentemente dalle sue caratteristiche. Perché io rispetto chiunque a prescindere, non mi deve importare se è bassa, alta, magra, grassa, omosessuale, transgender, bisessuale o qualsiasi altra cosa ci venga in mente, perché prima di tutto è una persona.

Arianna Terranova 3B

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