Parliamo di femminicidio quando una donna viene privata della propria vita da parte di un uomo. Bisogna prestare attenzione a non reputare omicidio e femminicidio dei sinonimi. Omicidio è un termine ombrello che fa intendere un’uccisione per mano umana fatta per motivi diversi e contro diverse categorie di persone. Il femminicidio è invece l’uccisione di una donna proprio per il suo essere tale, la conseguenza di una società in cui la donna viene ancora considerata un oggetto sottomesso all’uomo. La maggior parte dei casi di femminicidi si ha infatti quando una donna prende delle decisioni (come divorzi o separazioni) che non rispecchiano il volere del compagno/marito.
Nel 2023 sono state uccise più di 100 donne solo in Italia e in più della metà dei casi le uccisioni si sono verificate in ambito familiare o affettivo.
Il caso più conosciuto e discusso degli ultimi mesi è sicuramente quello di Giulia Cecchettin a cui è stato anche dedicato un minuto di silenzio in tutti gli istituti di Italia. Ma, minuto di silenzio o meno, la situazione cambierà solo con un’autentica consapevolezza verso questi eventi.
Spesso i giornali e i telegiornali ci raccontano che i femminicidi avvengono a causa di un attacco di rabbia forte e improvviso da parte del carnefice, ma non è proprio così. La causa del femminicidio è infatti la visione all’antica dei ruoli di genere secondo cui l’uomo deve avere il potere e la donna no. Probabilmente è difficile ammetterlo, ma viviamo in un contesto culturale dalla base sessista.
L’aspetto che ci lascia perplesse, ed è anche quello più sconcertante, è che di queste violenze se ne parla solo quando avvengono, mentre il resto del tempo vengono completamente ignorate.
Secondo noi, è possibile trovare una soluzione ai femminicidi. Il problema alle radici non sta nell’allertare le bambine (stai attenta, non vestirti così, non uscire da sola), ma nell’educare i bambini. Infatti, sin dalla nascita i ragazzi e le ragazze sono educati in due modi diversi e questo è il cuore delle differenze che vediamo tra uomini e donne. Alle ragazze viene insegnata la vita domestica tramite dei giochi passivi come giocare con le bambole, simulare la famiglia, prendersi cura dei bambolotti. I ragazzi, invece, vengono abituati all’aggressività e alla violenza e sono indirizzati ad attività fisiche e spesso di scontro: il calcio, il basket, il baseball, i giochi con le spade e le armi finte.
Questa differenziazione nei giochi si traduce nei comportamenti diversi che solitamente si vedono nelle aule scolastiche. Spesso infatti i maschi sono molto vivaci e le femmine invece più calme. Il problema è che, ancora nel 2024, non sono per niente rari casi di prevaricazione maschile a partire dalle scuole elementari, basti pensare alle prese in giro contro le femmine che si sentono ancora oggi. Con l’aumentare dell’età la situazione non migliora, ma peggiora con battute e offese sessiste. Nel peggiore dei casi ci si imbatte anche in molestie verbali e fisiche. Secondo Amnesty International il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. A questo punto si vede che il femminicidio non è il raptus di cui spesso i giornali parlano, ma la terribile conclusione di un lungo processo che educa i maschi alla violenza. Gli atteggiamenti aggressivi hanno quindi origine dall’educazione dei ragazzi e nella loro infanzia. Ciò significa che se agiamo in questa direzione, potremmo migliorare la situazione
A questo punto risulta chiaro che il femminicidio è un evento orribile su cui lavorare, non perché le donne sono deboli e vanno protette, ma perché sono esseri umani e come tali hanno il diritto al rispetto e ad avere una vita dignitosa e serena.
Lara e Flora