La Redazione de Il gatto e la volpe ha avuto l’onore di intervistare Gianluca Alzati, scrittore e insegnante. Abbiamo così conosciuto una persona gentile e colta, appassionata di Inter, fumetti e musica rock. Gli abbiamo sottoposto un sacco di domande (davvero tante!) e ne è uscita una chiacchierata bella e interessante che vi riportiamo.

A che età hai iniziato a scrivere?

In quinta elementare ho scritto un tema sul mostro di Lochness. Dicevo a Nessy di nascondersi perché se gli umani l’avessero trovata, l’avrebbero imprigionata per guardarla e farsi le foto. Il maestro era entusiasta e aveva chiesto di potere leggere il tema nelle altre quinte. Da allora ho iniziato a pensare che forse sarei potuto diventare uno scrittore.

Quanti libri hai scritto e quanti ne scriverai?

Finché non mi dicono di smettere, io andrò avanti a scrivere! Ultimamente ne ho scritti 3 in una volta sola! Quando crederai in te è stato pubblicato nel novembre 2023 ed è è un fantasy, a marzo 2024 è uscito Un abbraccio lungo un viaggio che è un romanzo storico e infine a maggio Pupi, nato sotto una stella cadente che è una graphic novel che parla di un allenatore dell’Inter che ho personalmente conosciuto.

Qual è il tuo libro preferito tra quelli che hai scritto?

Questa è una domanda po’ difficile perché i libri sono come i figli per un padre, un pezzo di cuore. Alla fine quale genitore potrebbe scegliere il suo figlio preferito? Per me è lo stesso per i libri: scrivo solo quello che mi piacerebbe leggere e così per me sono tutti importanti.

Oltre a essere uno scrittore, sei anche un lettore?

Prima di diventare scrittori bisogna essere dei grandi lettori! Leggere è come un allenamento: più leggi e più cose impari. Leggo 20 – 30 libri all’anno, tanti in estate. Se leggi tanto succede come una magia: i personaggi ti entrano e poi, all’improvviso, si versano sulla carta.

Cosa ti appassiona nei libri che leggi e in quelli che scrivi?

Prima di tutto le copertine: alcune sono davvero bellissime e catturano la mia attenzione!

Come capisci che una cosa va scritta in un libro?

I temi dei miei libri sono sempre argomenti difficili e importanti che io scrivo in modo semplice e appassionante. Per esempio in Quando crederai in te parlo di anoressia e di una ragazza che è riuscita a guarire. I temi importanti vengono poi travestiti con una storia bella. Così la storia di Eleonora che ha sofferto di un DCA [n.d.r. Disturbo del Comportamento Alimentare] diventa quella della principessa Nora nel suo regno.

Cosa trovi di bello nella scrittura? E di brutto?

Di bello tantissime cose. Prima di tutto è bello informarsi su quello che vuoi scrivere. Per questo leggo tanti libri del genere o sull’argomento di cui voglio parlare. È anche bello quando prendo appunti, prima a mano e solo dopo a PC. Poi c’è tutta la fase della scrittura che è emozionante e anche impegnativa. Anche dopo è un momento magico, quando racconti il libro che hai scritto. Di brutto non c’è niente perché la scrittura non mi ha mai dato dolore.

Cosa pensi e cosa provi quando scrivi?

Penso all’argomento e soprattutto a renderlo il più interessante possibile. Di solito sono un po’ in tensione come quando bisogna andare a un saggio o una partita importanti: è una bella sfida! Sento la frenesia della scrittura e resta finché non raggiungo il punto finale. Non sono tranquillo durante tutta la storia, sono agitato: c’è una storia che sta per nascere!

C’è qualche rito particolare che fai prima o durante la scrittura?

Nessun rito particolare però io scrivo d’estate perché devo avere la mente libera e faccio molto sport che mi fa concentrare come la bici o la canoa. In questo modo penso e ragiono. Infatti le idee più belle mi vengono facendo sport. Ora che ci penso, mi piace molto sentire la musica mentre scrivo, soprattutto rock e metal. Però non deve essere musica a caso, ma deve essere “accordata” con quello che sto scrivendo.

Perché ti piace scrivere romanzi per ragazzi e ragazze?

Io ho la fortuna di fare un mestiere che è molto a contatto con ragazzi e ragazze [n.d.r. prima l’educatore per 5 anni e ora l’insegnante da più di 20 anni]. Li osservo e trovo così materiale per le mie storia. Magari adesso sto rubando anche a voi i segreti e sarete in alcuni miei romanzi!

Prima di scrivere di alcune persone, le intervisti o li documenti?

Certo, sempre. Io ed Eleonora [n.d.r. la ragazza di cui si parla in Quando crederai in te] abbiamo passato insieme 1 pomeriggio a settimana per 6 mesi da Teka [n.d.r. la casa editrice]. Durante quei pomeriggi io scrivevo e prendevo appunti.

Come fai a costruire un punto di vista femminile?

Ho provato a immedesimarmi, entrare nella parte di quella persona, come se dovessi stare nelle sue scarpe. Devi aver frequentato la persona, capire come ragiona e cosa farebbe in certe situazioni.

Per te la scrittura è un hobby o un lavoro?

Fare lo scrittore per me non è tecnicamente un lavoro perché non mi assegna uno stipendio tradizionale. Anzi, facendo tante presentazioni spendo molto tempo e benzina. A dirla tutta poi non lascerei il mio lavoro di insegnante perché mi piace. Pensate che mi sveglio sempre con la voglia di andare a lavorare! Direi quindi che scrivere è un hobby.

Se i lettori ti scrivono commenti brutti sui social o te li dicono di persona, cosa provi?

In realtà sono abbastanza fortunato perché in qualche modo seleziono i miei follower. Sui social non accetto chiunque, ma solo le persone che conosco. Non ho mai avuto nessuno che mi insulta e non mi è mai capitato di avere degli haters. Se qualcuno invece mi fa notare dei refusi, lo ringrazio perché a tutti possono sfuggire delle cose.

Hai mai dedicato un suo libro a qualcuno?

Sì, almeno 2 libri ai miei nipoti Matilde ed Enea. Magari quando saranno grandi, si ricorderanno del loro zio che raccontava storie!

Qual è stato il tuo percorso di studio

Ho frequentato il liceo classico perché volevo fare il giornalista. Avevo infatti uno zio che faceva l’autista per i giornalisti del Corriere della Sera e mi aveva portato a vedere la redazione. Là mi avevano detto che sarebbe stato difficile fare il giornalista, ma che di certo il classico mi avrebbe dato una buona formazione. Poi ho fatto Lettere Moderne con indirizzo storico e mi sono laureato con una testi sui nativi americani. Negli anni Novanta era un argomento su cui pochissimi avevano scritto ed io sono uno di questi!

Tifi per qualche squadra di calcio o altro sport?

L’Inter! Sono appassionatissimo! Dico infatti che non sono sportivo, ma proprio interista!

Riassumendo tutta la nostra chiacchierata, cosa vorresti lasciare con i tuoi libri?

Forse l’insegnamento più importante che ora mi viene in mente è quello di essere partigiani. Vorrei infatti trasmette l’importanza di stare dalla parte che ci sembra giusta, non fare quello che ci hanno detto, pensare con la propria testa. Questo è l’insegnamento che voglio trasmettere

Marin

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