Abbiamo intervistato la prima atleta donna campionessa delle Olimpiadi di bob: Jennifer Isacco. Jennifer ha infatti conquistato il bronzo alle Olimpiadi del 2006 a Torino, era la prima volta che si tenevano le olimpiadi di bob femminile. Abbiamo potuto intervistare questa campionessa, perché l’abbiamo incontrata nel nostro laboratorio di scrittura. Ci sono piaciute molto le sue risposte alle nostre domande e quindi ve le facciamo leggere.
1.A che età hai cominciato a praticare lo sport del bob?
Ho iniziato a praticare bob all’età di 22 anni!
2.Come hai scoperto lo sport del bob?
Durante gli anni dell’università abitavo con Noemi, una cara amica. Il suo fidanzato praticava Bob, Noemi pallanuoto e io atletica. Un giorno casualmente il suo fidanzato decise di portarci sulle piste da bob per provare lo sport. Come prima esperienza è stata un po’ disastrosa, infatti ci siamo ribaltate quasi subito! Però è stato molto divertente! Dopo aver provato diverse volte, ho capito di aver trovato una nuova passione e visto che non era un periodo roseo con l’atletica, ho deciso di provare a cambiare aria con un nuovo sport.
3.Cosa hai pensato la prima volta che sei salita sul bob?
La prima volta che sono salita sul bob è stato un pasticcio! Il frenatore [ruolo di Jennifer n.d.r.] è sdraiato e io non ho capito niente di quello che succedeva. Quando invece acquisisce esperienza, un buon frenatore sa benissimo dove si trova senza vedere, sa cosa fa il suo pilota, capisce se c’è un errore. Il frenatore è come il passeggero dietro in moto. Un buon pilota sente se il frenatore non asseconda la curva. Durante la discesa c’è la massima concentrazione.
4.Conosci qualcuno che ha fatto bob oltre ai tuoi compagni?
Nel mio percorso sportivo ho incontrato tante persone che praticavano il bob, ma la maggior parte erano uomini.
5.Come si fanno gli allenamenti?
Gli allenamenti erano complicati. Si raggiunge il luogo della gara prima della competizione, in modo da iniziare ad allenarsi e conoscere la pista. Quando c’era tempo libero all’infuori della Coppa del Mondo, mi allenavo a Cesana Torinese. A questo si aggiunge anche la preparazione atletica.

6.Con che paese sei finita sul podio?
Io ero terza, mentre al primo posto c’era la Germania e al secondo gli Stati Uniti.
7.Quante volte ti allenavi alla settimana?
Per Torino tutti i giorni, altrimenti il sabato e la domenica.
8.Come sei riuscita a essere convocata alle olimpiadi?
Mi sono allenata intensamente con le mie colleghe per potermi qualificare e alla fine sono partita per le Olimpiadi insieme alla mia cara amica Gerda. Diciamo che mi sono trovata nel luogo giusto al momento giusto.
9.Che percorso hai fatto per arrivare ad un bronzo alle Olimpiadi invernali?
Ho fatto quello che fa uno sportivo a livello agonistico con degli obiettivi ben precisi. Non ci sono i campionati regionali per il bob perché le persone che praticano questo sport non sono tante. Per questo motivo ho subito iniziato con le gare nazionali e internazionali. I successi e le vittorie mi hanno avvicinato sempre di più alle Olimpiadi.
10.Come hai fatto ad andare alle Olimpiadi? Ti è arrivata una lettera?
Non arriva una lettera vera e propria. Quando si fa sport ad alti livelli si è sempre nello stesso ambiente con le stesse persone e gli allenatori ti dicono cosa fare. Nel caso delle Olimpiadi mi è stato detto di parteciparvi e così è stato.
11.Avevi ansia prima delle Olimpiadi?
Uno sportivo deve saper gestire l’ansia; questa infatti ti fornisce la spinta giusta per fare una gara. Ho sempre cercato di trasformare l’ansia in uno sprone per fare meglio, anche nel caso dei Giochi Olimpici.
12.Che cosa hai provato quando sei salita sul podio avendo sopra il tricolore?
Un’ emozione fortissima e bellissima. I primi giorni io e Gerda non ci eravamo davvero accorte di aver vinto, ma una volta tornate a casa, abbiamo realizzato ciò che era successo ed eravamo felicissime!
13.Eri felice quando hai vinto la medaglia?
Sì, lo ero, era un grande obiettivo raggiunto e ho capito che ne era valsa la pena allenarsi così tanto! Ero fiera di me!

14.Lo rifaresti avendo le possibilità?
Sì mi piacerebbe molto perchè è stata un’ esperienza fantastica e che mi ha insegnato molto!
15.Come hanno reagito i tuoi genitori di fronte al tuo percorso sportivo?
All’ inizio, quando facevo atletica, era mio cugino ad accompagnarmi agli allenamenti, quindi per i miei genitori non c’era problema. Poi, una volta iniziato con il bob, nonostante mia madre avesse qualche dubbio a causa dei lividi che mi procuravo agli allenamenti, i miei genitori mi hanno lasciato fare quello che volevo.
16.Com’era il villaggio olimpico?
Per non avere distrazioni io e Gerda eravamo in un albergo vicino alla pista, ma fuori dal villaggio. Soprattutto Gerda pensava che fosse importante non avere distrazioni e essere focalizzate sull’obiettivo. Ogni cosa esterna avrebbe potuto creare distrazioni e noi abbiamo preferito mantenere la concentrazione.
17.Hai conosciuto persone con cui hai fatto amicizia? Se sì, siete ancora in contatto?
Assolutamente sì. Ci sono ragazze della squadra americana che sento ancora, soprattutto con i social.
18.Cosa hai provato quando sei salita sul bob prima della gara?
Quando sei lì al momento pensi a quello che devi fare. Non ho avuto tanti altri pensieri anche perché devi concentrarti o rischi di farti male!
19.Perché hai smesso?
Dopo Torino Gerda aveva già intenzione di smettere per l’età. io avrei potuto andare avanti con la squadra Italia 2, ma a un certo punto una persona deve fare i conti con ciò che vuole davvero. In quel momento volevo per esempio avere un lavoro e costruirmi una famiglia. Non ho abbandonato subito il mondo del bob, infatti ho fatto il quadriennio successivo a Torino come allenatrice fino a Vancouver.
20.Quali sono le difficoltà nel fare l’allenatrice?
Io ho allenato l’equipaggio femminile e maschile che fino all’anno prima si allenava come me. Era strano allenare ragazzi e ragazze che fino a poco prima erano i miei compagni e compagne. Devo dire che sono stati davvero in gamba e mi hanno dato da subito il giusto rispetto. Da allenatrice giovane mi ricordavo le criticità e ho provato a risolverle.

21.A parte le Olimpiadi, qual è la gara che ti è rimasta maggiormente nel cuore?
I campionati europei a St. Moritz. In quella gara abbiamo dimostrato che avremmo potuto fare qualcosa di grande. Le altre squadre avevano già un team organizzato mentre noi no e nessuno avrebbe scommesso su di noi. Eravamo sempre alla rincorsa di dover dimostrare qualcosa. Nel frattempo però si era creata affinità nell’equipaggio. Non eravamo più forti delle tedesche, ma ci completavamo. Fu così che nacque in noi la consapevolezza che avremmo potuto ottenere un risultato.
22.Quando sei tornata ti hanno festeggiato?
Genitori, amici e compaesani mi hanno accolto con una festa in piazza che mi ha reso molto felice.
23.Per fare sport a livelli alti, è importante l’aspetto psicologico?
A differenza di oggi, ai miei tempi non esisteva lo psicologo sportivo, quindi noi sportivi ci supportavamo fra di noi. La mente nello sport è molto importante: infatti serve concentrazione e calma e se non si hanno queste virtù, si rischia di bloccarsi e non riuscire a fare più niente.
24.Come è cambiato lo sport negli ultimi anni?
Ultimamente conta più il fisico e l’essere palestrati della tecnica e la strategia che invece prima contavano molto di più.
25.Cosa si mangia alle Olimpiadi o comunque quando si fa sport a livelli alti?
Essendo comunque una sportiva già da prima del bob, ero abituata a mangiare sano per tenermi in forma. In generale non ci era imposta alcuna dieta specifica.
26.Cosa ti resta di tutte queste esperienze sportive?
Lo sport ti regala insegnamenti che ti porti avanti per la vita: ti insegna a non arrenderti mai ma rimetterti sempre in gioco, a collaborare e aiutare la squadra e che è importante avere molta pazienza.
Aurora, Ashley, Greta
